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Quando le malattie venivano curate cercando di aumentare la febbre del paziente
Nel 1917, la malaria veniva utilizzata come trattamente per la sifilide. I pazienti in stati di infezione avanzata ricevevano dosi di Plasmodium Vivax, per indurre una febbre altissima che avrebbe "bruciato" il batterio della sifilide, distruggendolo. Il risvolto negativo, ovviamente, era che il paziente a quel punto aveva la malaria, che era però considerata meno grave rispetto alla sifilide, e più facile da trattare.
Fonte:
Wikipedia inglese
(link alla fonte principale)
La piretoterapia consistenza nell'indurre la febbre alta allo scopo di curare una malattia. In generale, al febbre veniva provocata inoculando batteri o altri microrganismi, viventi o morti, o altre sostenza chimiche, ma c'è chi lo faceva anche con bagni caldi e aria calda o coperte elettriche.
L'obiettivo era portare la temperatura a 41°C. Fino alla prima metà del XX secolo, la piroterapia era uno dei trattamenti d'elezione per malattie come la sifilide.
In particolare, proprio grazie a questa pratica, lo psichiatria Julius Wagner-Jauregg vinse nel 1927 il premio Nobel per la Medicina.
Il suo metodo, introdotto nel 1917, era anche conosciuto come malarioterapia, e prevedeva l'uso di Plasmodium vivax (un tipo di malaria) per la cura di infezioni di sifilide in stato avanzato.
Inducendo una febbre superiore a 39,4°C, il patogeno responsable della sifilide, Treponema pallidum, veniva ucciso.
La cura poi prevedeva, ovviamente, una fase per eliminare invece la malaria: questo poteva essere fatto in modo più "semplice" con il chinino. La febbre da malaria era pericolosa ma si rendeva necessaria, in assenza di alternative (quali sarebbe stata, ad esempio, la Penicillina), di fronte ad un'altra malattia che avrebbe portato alla morte certa.
Nel 1921 Wagner-Jauregg riportò dati impressionanti sul successo del suo trattamento, anche se successive analisi ridimensionarono queste cifre.
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