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Le onna-musha, le impavide donne samurai del Giappone medievale
Le onna-musha erano guerriere femminili del Giappone medievale. Queste donne scendevano in battaglia insieme ai samurai: facevano parte della classe dei bushi del Giappone feudale, ed erano addestrate ad usare armi per proteggere la casa, la famiglia e l'onore in tempi di guerra.
Se pur molte donne giapponesi sono state, storicamente, soggette alle rigide aspettative sociali della vita domestica, le onna-bugeisha rovesciavano completamente il ruolo sociale e impugnavano le armi, combattendo valorosamente al fianco dei più famosi samurai.
Le onna-bugeisha, che erano forti, capaci e coraggiose quanto la loro controparte maschile, facevano parte della classe bushi (la stessa dei samurai), la nobile casta di guerrieri feudali. Esse aiutavano a colonizzare nuove terre, a difendere il territorio e anche a supervisionare le proprietà. Erano estremamente capaci in combattimento, e sapevano usare il Kaiken (simile ad un pugnale), la naginata (la celebre spada) e padroneggiavano l’arte della lotta con il coltello (o tantōjutsu). In tempo di guerra, difendevano le case, le famiglie e l’onore della loro gente. Le Onna-musha, in particolare, erano specializzate in attacco, mentre le onna-bugeisha presidiavano le abitazioni e le famiglie.
Dopo la Restaurazione Meiji del 1868, la classe dei Samurai perse potere e rilevanza, e l’eredità delle onna-bugeisha si dissolse. Quando gli Occidentali iniziarono ad interessarsi alla storia e alla cultura giapponesi, le onna-bugeisha e le onna-musha vennero ignorate, mentre la figura del samurai maschio divenne eroica ed esageratamente celebrata. Lo storico Stephen Turnbull considera quella delle donne guerriere giapponesi come “la più grande storia mai raccontata della saga dei samurai”.
La storia delle onna-bugeisha e delle onna-musha
La storia delle onna-bugeisha si può far risalire al 200 d.C., ai tempi dell’Imperatrice Jingū. Essa, dopo la morte del marito, salì al trono e guidò l’invasione della Silla. Per quanto non sia certo che essa sia esistita per davvero, la sua leggenda è irresistibile per tutto ciò che rappresenta.
Nel V e nel VI secolo, poi, il Giappone fu guidato da una serie di potenti sovrane, ed entro il XII secolo la casta dei Samurai, con la loro fedeltà e la propensione ad impugnare le armi, nonché la loro devozione all’idea di una morte onorevole, si era guadagnata un grande prestigio.
Tra il 1180 e il 1185, i conflitti tra due dinastie rivali permise a una delle più famose donne guerriere della storia giapponese di risaltare: era Tomoe Gozen, una onna-musha che guidò 300 samurai in una fiera battaglia contro il clan rivale, finché non riuscì a decapitare il loro capo e a portare la sua testa al proprio maestro.
Quando iniziò il periodo Edo, all’inizio del XVII secolo, la posizione della donna nella società giapponese iniziò a vacillare. La filosofia del neoconfucianesimo non era favorevole alle onna-bugeisha e alle onna-musha, il cui status di guerriere impavide era in contrasto con il nuovo ordine di pace, stabilità e rigide convenzioni sociali.
Nacque il codice del bushido, che significava “la via del guerriero”. I samurai divennero burocrati dell’impero, mentre le donne erano destinate ad una vita di passiva obbedienza.
Nonostante questa nuova era di burocrazia, nel XVII secolo ci fu ancora spazio per le onna-bugeisha. Alcune donne avevano imparato a proteggere i villaggi e ad agire con indipendenza, proprio come avevano fatto le loro antenate. L’ultima battaglia avvenne nel XIX secolo: vi prese parte il corpo femminile conosciuto come Jōshitai, guidato da una onna-bugeisha il cui nome sarebbe diventato famoso: Nakano Takeko.