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Nel 1524, alla cattedrale di Riga una statua della Vergine Maria venne accusata di essere una strega
Nel 1524, alla cattedrale di Riga una statua della Vergine Maria venne accusata di essere una strega. La "processarono" gettandola nel fiume Daugava: dal momento che la statua galleggiava, fu dichiarata colpevole e bruciata

All'inizio del XVI secolo, la Riforma protestante scosse l'intera Europa, provocando uno scisma che ebbe risvolti di tipo politico-rivoluzionario. Riga, capitale dell'attuale Lettonia, accettò la Riforma nel 1522, ponendo fine al potere degli arcivescovi della città. Questo ebbe, tra gli altri, un risvolto bizzarro quando una statua della Vergine Maria venne accusata di stregoneria, processata e (secondo logiche coerenti con i processi di stregoneria "regolari") dichiarata colpevole.
Era il 1524. Il bizzarro avvenimento fu opera di un gruppo di iconoclasti, che accusarono la statua di essere una stregua e la sottoposero ad un'ordalia: un "processo di Dio" che voleva stabilire l'innocenza o la colpevolezza di un accusato in base a se fosse sopravvissuto o meno a una prova (o a un duello). La statua venne gettata nel fiume, per capire se fosse sopravvissuta. In caso positivo, era il chiaro segno del fatto che fosse dotata di poteri soprannaturali.
Dal momento che la statua era di legno, non sorprende che sia rimasta a galla. Questa fu la "dimostrazione" della sua colpevolezza: la Vergine Maria venne bruciata a Kubsberg.
L'avvenimento rispecchia perfettamente le lotte politiche del tempo, tra Cattolici e Protestanti. I secondi vedevano le statue dei santi, molto apprezzate dai cattolici, come decisamente meno significative. Distruggere pertanto statue e icone religione era un modo, per i Protestanti che salivano al potere, di reprimere il cattolicesimo.
