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Perché le costruzioni degli Antichi Romani sono ancora in piedi dopo 2000 anni

Molte delle costruzioni degli Antichi Romani, comprese quelle in riva al mare, sono sorprendentemente sopravvissute fino ad oggi. Il motivo è che venivano realizzate con un calcestruzzo mischiato a cenere vulcanica: al contatto con l'acqua di mare, esso forma cristalli di tobermorite che si rinforzano nel tempo. Le strutture odierne si erodono nel corso di decenni, e ad oggi è ancora difficile determinare la formula per ricreare il calcestruzzo usato dai Romani.

Pubblicato il 17/07/2022

Da decenni, diversi ricercatori studiano le strutture portuali realizzate dagli Antichi Romani per cercare di carpire i segreti del calcestruzzo con cui venivano realizzate. Lambite dal mare per 2000 anni, queste costruzioni sono ancora in piedi, mentre quelle odierne resistono soltanto qualche decennio.

Nel 2017, alcuni ricercatori hanno scoperto un dettaglio importante sulla chimica di questo fenomeno, benché la “ricetta” esatta del calcestruzzo romano rimanga un mistero. A quanto pare, l’ingrediente segreto è la cenere vulcanica, che permette al calcestruzzo di diventare più forte man mano che passa il tempo.

Un team di geologi dell’Università dello Utah, guidati dalla ricercatrice Marie Jackson, ha mappato la struttura cristallina delle costruzioni romani, rivelando le differenze con quello odierno, che deve essere inerte per evitare reazioni chimiche indesiderate che possono creare delle crepe.

Proprio questa proprietà rende il cemento contemporaneo diverso dalle rocce naturali, e anche dal calcestruzzo romano, creato con cenere vulcanica, calce e acqua di mare. Esso si rinforza grazie ad una reazione chimica che gli Antichi Romani potrebbero aver osservato nel tufo, il deposito di cenere vulcanica cementata naturalmente.

I ricercatori dello Utah erano incuriositi dalla presenza, nei campioni prelevati dalle costruzioni romane, di tobermorite, simile all’alluminio. È un minerale piuttosto difficile da trovare in natura, benché sia abbondante nell’antico cemento.

Il minerale cresce all’interno di quest’ultimo man mano che viene bagnato dall’acqua di mare: questa dissolve lentamente la cenere vulcanica e libera spazio per i cristalli alluminosi, che rinforzano notevolmente la struttura.

Il problema è che la “ricetta” del calcestruzzo romano è andata persa, e per ritrovarla è necessario compiere un’opera di reverse-engineer, basata su ciò che sappiamo oggi sulle proprietà chimiche degli elementi.

Pantheon
Pantheon // Matteo Basile / Pexels
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