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Juliane Koepcke, la liceale che è sopravvissuta ad un incidente aereo e a 11 giorni nella Foresta Amazzonica

Nel 1971 la liceale Juliane Koepcke è caduta dal proprio aereo, dopo che questo era stato colpito da un fulmine. Sopravvissuta a una caduta di 3,2 km, ha camminato per 11 giorni nella Foresta delle Amazzoni per tornare alla civiltà

Pubblicato il 27/08/2018
Era la vigilia di Natale del 1971 e Juliane Koepcke era su un aereo con sua madre, quando questo è entrato in una nuvola scura e densa. Dieci minuti dopo i passeggeri si resero conto che qualcosa non andava. C’era una forte turbolenza, e a un tratto si vide una luce intensa. La mamma di Juliane disse, tranquillamente: “Questa è la fine, è tutto finito”. E furono le sue ultime parole.
A un certo punto Juliane non sentì più nulla e si rese conto di essere stata sbalzata fuori dall’aereo, e l’unica cosa che sentiva era il fischio intenso del vento.
La canopia del Rio delle Amazzoni vorticava verso di lei. Poi ha perso conoscenza, e il giorno dopo, quando si è svegliata, si è resa conto che era sopravvissuta a un incidente aereo.
Ha gridato, chiamando sua madre, ma nessuno ha risposto.

Juliane Koepcke

Juliane Koepcke BBC

Con la clavicola rotta e dei tagli profondi alle gambe, riusciva lo stesso a camminare. Per fortuna, aveva passato molto tempo nei pressi della foresta Amazzonica con i suoi genitori, in una stazione di ricerca, imparando molte cose sulla vita nelle Amazzoni.

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Con una vista scarsa e gli occhiali rotti, usò una delle due scarpe che le erano rimaste per testare il terreno davanti a sé. I serpenti, nella foresta, si camuffano da foglie secche, e Juliane è stata fortunata di non averne incontrati, o almeno di non averli visti.

Dopo aver trovato un ruscello, ha camminato nell’acqua perché sapeva che era più sicuro. Al quarto giorno ha sentito il rumore di un avvoltoio che atterrava nelle vicinanze, e si è resa conto che i corpi delle vittime dell’incidente aereo erano ancora intorno a lei. A un tratto ha trovato una panca con tre passeggeri morti a testa in giù nel terreno.
Era la prima volta che vedeva un cadavere, ed è stata paralizzata dal terrore.
Il decimo giorno non riusciva bene a stare in piedi, ed era alla deriva sul bordo del fiume. Si sentiva incredibilmente sola, come immersa in una dimensione parallela, lontana da ogni altro essere umano.

Quando ha visto una barca sul fiume pensava che fosse un’allucinazione. Quando si è avvicinata e l’ha toccata, e ha capito che era reale, ha avuto una scarica di adrenalina.

Vicino alla barca ha visto un piccolo sentiero che si addentrava nella giungla, una capanna e un motore con un litro di benzina.

La ferita nel suo braccio era – orribile anche solo pensarlo – infestata di piccoli vermi, e la ragazza si ricordò che, quando al suo cane era successa la stessa cosa, suo padre ci aveva messo sopra del kerosene per ucciderle. Così ha pulito la sua ferita con la benzina, e i vermi sono usciti. Fiera di sé stessa, ha deciso di passare la notte lì.

Il giorno dopo è stata svegliata dalla voce di alcuni uomini. Le sembrarono le voci degli angeli. Quando si sono accorti di lei, si sono fermati e hanno smesso di parlare. L’hanno scambiata per una divinità fluviale, un ibrido tra un delfino e una donna bionda con la pelle chiara.

Per fortuna gli uomini parlavano spagnolo, e hanno curato le ferite di Juliane, e il giorno dopo l’hanno riportata alla civiltà.

Juliane Koepcke oggi ha 63 anni. È diventata mammologa (studiosa dei mammiferi), e ancora oggi è famosa per la sua esperienza incredibile nelle Amazzoni.



Storia tratta dalla BBC.
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