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La storia di John Dillinger, il "Robin Hood" della Grande Depressione
Il gangster dell'epoca della Grande Depressione John Dillinger era considerato un moderno Robin Hood del crimine: al termine delle sue rapine in banca dava fuoco ai registri contabili su cui erano annotati i debiti delle persone in difficoltà economiche. Dillinger sopravvisse a una sparatoria contro l'FBI, evase dal carcere usando una pistola finta intagliata da uno scaffale di legno, rapinò almeno quattro stazioni di polizia, si fece un'operazione di chirurgia plastica per cambiare aspetto e si cancellò le impronte digitali.
Pubblicato il 03/02/2020

John Dillinger venne rappresentato dai media come una sorta di eroe dalla personalità scoppiettante ed elegante, una specie di moderno Robin Hood.
Le vittime dei suoi crimini erano impressionate dai suoi abiti eleganti e dallo stile fascinoso. Benché fosse considerato dall'FBI il nemico pubblico n. 1, era acclamato da molti perché, al termine delle rapine in banca, dava alle fiamme i registri contabili su cui erano annotati i debiti e le ipoteche delle persone in difficoltà economiche. In un momento di grave crisi economica, questo era particolarmente apprezzato.

PD
Il primo arresto
Nel 1924 Dillinger aveva 21 anni. Si sposò con la prima moglie e cercò di sistemarsi con lei a Mooresville, Indiana, ma non riuscì a trovare un lavoro e neanche a mantenere solido il proprio matrimonio. Pianificò una rapina a una drogheria locale con un suo amico, e i due portarono via 50$. Questo lo fece finire in una prigione dell'Indiana, dove entrò in contatto con diversi criminali, tra cui molti rapinatori di banche come Homer Van Meter, che gli insegnò come diventare un "criminale di successo".
Rilasciato nel 1933, all'apice della Grande Depressione, Dillinger non aveva alcuna speranza di trovare lavoro, e tornò immediatamente a dedicarsi al crimine.
Il 21 giugno 1933 John Dillinger rapinò la sua prima banca, con un bottino di 10.000$.
Nell'ottobre dello stesso anno incontrò Evelyn "Billie" Frechette, con cui avrebbe intrattenuto una lunga relazione.
La fuga dalla prigione di Crown Point
A gennaio del 1934, però, Dillinger e gli altri della sua banda vennero catturati a Tucson, in Arizona, e lui venne riportato in Indiana e imprigionato nella prigione di Crown Point.
La polizia locale si vantò con i giornali locali del fatto che la prigione fosse a prova di fuga, e mise delle guardie extra per pura precauzione.
Nonostante questo, John Dillinger riuscì ad evadere grazie ad una pistola, anche se non è ben chiaro che pistola fosse. Alcuni sostengono che fosse una pistola reale, che si era procurato in qualche modo. I file dell'FBI riportano però che si trattava di una pistola di legno, intagliata con un rasoio da alcuni scaffali della sua cella.
Dopo l'evasione, Dillinger stette con la sua Billie per un paio di settimane in Minnesota, e i due misero su una nuova gang che includeva Homer Van Meter, Tommy Carrol ed Eddie Green.
La sparatoria con l'FBI
La banda commise altre due rapine, in Sud Dakota e in Iowa, finché Dillinger e Billie non si trasferirono in un complesso di appartamenti di St. Paul, in Minnesota, usando falso nome.
La proprietaria degli appartamenti allertò l'FBI e gli edifici vennero messi sotto sorveglianza da due agenti, Coulter e Nalls.
La mattina del 31 marzo, alle 10.15 circa, Nalls rimase fuori dall'edificio mentre Coulter entrava insieme a Cummings, detective della polizia di St. Paul. Dieci minuti dopo, Van Meter, probabilmente allertato immediatamente dal compare, parcheggiò nelle vicinanze per arrivare a dare manforte a Dillinger.
Coulter e Cummings avevano bussato alla porta dell'appartamento, e Frechette dischiuse la porta di pochi centimetri dicendo che non era vestita. Coulter rispose che la avrebbero aspettata, e nel frattempo era giunto Van Meter, che insospettì i due agenti affermando di essere un venditore di sapone. Coulter lo seguì al piano terra e Van Meter aprì il fuoco, inseguendo l'agente dell'FBI fuori dall'edificio.
Dillinger prese la palla al balzo e iniziò a sparare attraverso la porta con una mitragliatrice Thompson, mettendo in fuga il detective Cummings, che cercò di rispondere al fuoco con il suo revolver, colpendo il gangster al polpaccio prima di rimanere a corto di colpi e ritirarsi.
Dillinger e la Frechette corsero giù per le scale, uscirono dalla porta principale e si diedero alla fuga, raggiungendo Green a Minneapolis dove il gangster venne curato.
I tentativi di far perdere le proprie tracce
Prima dell'inizio di luglio del 1934, Dillinger era sparito dai radar degli agenti federali. Era arrivato a Chicago dove si nascose sotto falso nome. Scoprendo di poter – potenzialmente – passare un'esistenza anonima nella grande città, l'unico problema per l'uomo era quello di non rischiare di essere riconosciuto.
Nel frattempo, però, ignorava il fatto che gli agenti federali stavano proprio stringendo il cerchio delle sue ricerche su Chicago. In maniera abbastanza sconsiderata, il gangster, che era da sempre un fan dei Chicago Cubs, si recò spesso allo stadio, anche insieme al suo avvocato, Louis Piquett.
In quei mesi John Dillinger aveva espresso il proprio interesse nella chirurgia plastica e il suo avvocato aveva contattato W. Loeser, un dottore che era stato arrestato tre anni prima per aver violato l'Harrison Narcotic Act.
Dillinger venne sottoposto all'intervento e le sue impronte digitali vennero cancellate.
Nonostante ciò, il 22 luglio venne identificato e ucciso a tradimento da alcuni agenti dell'FBI, fuori da un cinema di Chicago, da cui usciva insieme a due prostitute. Fu proprio una di queste due a tradirlo: gli agenti dell'FBI le avevano promesso un permesso di soggiorno, in cambio. Ma la promessa non venne mai mantenuta.

I giornali il giorno della sua cattura // Marine 69-71 // Wikimedia // CC
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