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"Quando bruciano i libri, bruceranno anche, infine, le persone". I roghi dei libri dei nazisti del 1933

Quando il partito nazista compì il primo rogo di libri, una delle opere distrutte era un lavoro di Heinrich Heine, del 1821, che conteneva la profetica frase: "Dove bruciano i libri, bruceranno anche, infine, le persone".

Pubblicato il 23/03/2020
Fonte: Pbs, Wikipedia inglese (link alla fonte principale)
Il 10 maggio del 1933, gli studenti universitari di 34 città della Germania nazista bruciarono oltre 25mila libri. I lavori di autori ebrei come Albert Einstein e Sigmund Freud vennero dati alle fiamme insieme a romanzi di americani come Hemingway ed Helen Keller, all'insegna di saluti nazisti.
Soltanto a Berlino, 40000 persone si radunarono per ascoltare il discorso del ministro della Propaganda, Joseph Goebbels. Egli dichiarò terminata "l'era dell'intellettualismo ebraico, perché il tedesco del futuro non sarà solo un uomo di cultura, ma anche un uomo di carattere. […] Perciò fate bene ad affidare alle fiamme, in quest'ora tarda, lo spirito malvagio del passato".

Tra le opere bruciate c'erano i lavori di "traditori", emigrati e autori di paesi stranieri che "osavano" attaccare la nuova Germania (ad esempio, H.G. Wells); la letteratura afferente al marxismo, al comunismo e al bolscevismo; la letteratura pacifista, e quella con tendenze e atteggiamenti liberali e democratici (tra cui Thomas Mann); gli scritti storici che "denigravano l'origine e lo spirito" del popolo germanico, della sua razza; i libri che celebravano arte sgradita (ad esempio Otto Dix, Felix Mendelssohn, la Bauhaus); scritti sulla sessualità e sull'educazione sessuale; letteratura di scrittori ebraici di qualsiasi tipo; ogni libro degradante la purezza germanica.

Helen Keller si rivolse agli studenti tedeschi, scrivendo una lettera aperta dall'America: "La storia non vi ha insegnato nulla se pensate che possiamo uccidere le idee. I tiranni ci hanno provato spesso, e le idee, ergendosi in tutta la loro potenza, hanno distrutto loro. Potete bruciare i miei i libri e i libri delle migliori menti europee, ma le idee in essi contenuti si sono infiltrate attraverso milioni di canali e continueranno a stimolare le menti di altri."
Tra i libri bruciati c'erano quelli dello scrittore tedesco del XIX secolo Heinrich Heine, che conteneva la profetica frase "dove uno brucia i libri, uno presto brucerà le persone".

Tra le reazioni dei media americani al vergognoso rogo di libri nazista c'era quella di Walter Lippmann, che sul New York Herald Tribune scrisse: "il simbolismo infausto di questi roghi è che c'è un governo, in Germania, che intende insegnare al suo popolo che la loro salvezza risiede nella violenza".

Roghi di libri nazisti
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