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J. K. Rowling e la sua depressione raccontata con la figura dei Dissennatori
Prima di pubblicare Harry Potter, J. K. Rowling ha sofferto di una grave depressione. Nel libro, i Dissennatori rappresentano la sua esperienza con il disturbo mentale. La scrittrice la descrisse come “l’incapacità di sentirsi di nuovo felici. L’assenza di speranza. Quel sentimento così terribile, così diverso dal sentirsi solo tristi”

Non si parla soltanto della magia nella storia. La più grande magia delle opere di J. K. Rowling è quella portata nelle vite di milioni e milioni di ragazzi, che, grazie alla saga, si sono sentiti meno soli.
Ma Harry Potter ha compiuto un incantesimo anche nella vita della sua autrice.
Quando J. K. Rowling ha pubblicato “Harry Potter” nel 1997, il numero di copie era limitato. Lei una madre single, e viveva ad Edinburgo con sussidi statali. Inoltre, cosa peggiore di tutte, stava soffrendo una profonda depressione (nel senso clinico del termine). Sua madre era venuta a mancare sette anni prima, a causa della sclerosi multipla. Non fece mai in tempo a sapere del successo della figlia.
La perdita subita dalla Rowling e il dolore per la difficile situazione si riflettono nelle sue opere: si convinse di includere i temi del dolore, ma anche quelli legati più propriamente alla depressione e ad altri disturbi mentali, come il Disturbo da Stress Post-Traumatico. Questo ha contribuito a rendere i suoi personaggi così umani e profondi.

Il dolore di Harry è introdotto fin da La Pietra Filosofale, quando si guarda nello Specchio delle Brame e vede i suoi genitori. E nell’Ordine della Fenice, la scrittrice esplora il dolore adolescenziale quando Harry perde Sirius: questo avvenimento gli scatena una serie di emozioni, tra cui una rabbia intensa che lo porta a distruggere l’ufficio di Silente.
Nel quinto libro, all’inizio, Harry ha appena visto Cedric morire e Voldermort rinascere. E non c’è alcun dubbio che inizi a soffrire di Disturbo da Stress Post-Traumatico. Ne mostra moltissimi sintomi, come gli incubi, i tentativi di evitamento riguardo ai pensieri relativi all’esperienza del cimitero, il trasalimento (il libro inizia proprio con Harry che sente un forte rumore che lo fa balzare in piedi), la sensazione di tensione continua, gli scatti di rabbia (ad esempio, nei confronti di Ron ed Hermione quando li ri-incontra).
La più grande riflessione della Rowling rispetto alla malattia mentale riguarda però i Dissennatori e le sensazioni provate da chi viene da essi attaccato. Essenzialmente, è praticamente un’incarnazione della depressione, che diversi pazienti usano metaforizzare come una “bestia oscura”.
“ Esultano nella decadenza e nella disperazione, svuotano di pace, speranza e felicità l’aria che li circonda. […] Se ti avvicini troppo a un Dissennatore, ogni sensazione piacevole, ogni bel ricordo ti verrà succhiato via. Se appena può, il Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a lui… malvagio e senz’anima. Non ti rimarranno altro che le peggiori esperienze della tua vita.”
[…] Ti gelano dentro […] Non hanno bisogno di muri per tenere i prigionieri, i loro prigionieri restano intrappolati nelle loro stesse menti”

Nei libri, i Dissennatori sono – all’inizio – i guardiani della prigione di Azkaban, ma si avvicinano a Harry a più riprese, soprattutto dopo essere passati con Voldemort.
Il cioccolato aiuta a riprendersi dopo l’attacco di un Dissennatore: un’allusione al “comfort eating”. Non a caso l’unica magia in grado di scacciarli, l’Incanto Patronus, richiede un ricordo potente e felice. Dal latino “Expecto Patronum” si traduce in “aspetto un protettore”, ma si tratta di un protettore che viene dall’interno, una felicità in grado di scacciare l'oscurità.
In diverse interviste, la Rowling ha espressamente confessato il collegamento tra i Dissennatori e la depressione: “l’incapacità di sentirsi di nuovo felici. L’assenza di speranza. Quel sentimento così terribile, così diverso dal sentirsi solo tristi”…

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