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I casuari, i curiosi uccelli tropicali con il "casco" sulla testa

La carne dei casuari è così dura che alle persone veniva detto di cucinarla mettendola in pentola assieme a una pietra. “Quando la pietra è pronta, lo è anche il casuario”

Pubblicato il 01/05/2019
Fonte: Wikipedia inglese (link alla fonte principale)
I casuari sono uccelli ratiti nativi delle foreste tropicali della Nuova Guinea e di alcune altre zone dell’Oceania.
Anche se si nutrono principalmente di frutta, in realtà sono onnivori e possono mangiare di tutto, tra cui semi, funghi e piccoli animali.
Sono molto timidi, e per gli umani è praticamente impossibile approcciarne uno: il casuario scompare anche prima che uno possa accorgersi di averlo vicino. Tuttavia, se provocati, possono causare ferite molto gravi, tanto che a volte vengono definiti “gli uccelli più pericolosi del mondo”.

Le femmine sono più grosse e colorate dei maschi. Un individuo adulto è alto tra i 1,5 e gli 1,8 metri, ma le femmine arrivano a 2 metri e sfiorano addirittura i 60 kg di peso.
Le zampe hanno tre dita, con artigli affilati. Quella di mezzo è particolarmente temibile perché sporge e permette a questi uccelli di sferrare calci letteralmente micidiali. I casuari possono inoltre correre fino a 50 km/h e saltare a 1,5 metri di altezza.
Uno dei tratti che più li contraddistingue è il casco cheratinico sulla testa, che cresce sui casuari man mano che crescono. L’interno del casco è cavo, pieno di fibre che forse hanno una funzione acustica.
La presenza dei casuari è vitale per le foreste pluviali, perché mangiano i frutti caduti e, espellendoli, distribuiscono i semi per tutta la foresta.

La carne di casuario è sempre stata difficile da mangiare. Agli ufficiali amministrativi australiani in Nuova Guinea veniva dato un consiglio: “cuocetene la carne in una pentola, insieme a una pietra: quando la pietra è pronta per essere mangiata, allora lo sarà anche il casuario”

Casuario
Summerdrought // Wikimedia
Casuario
Manfred Werner / Tsui // Wikimedia
Casuario
Martin Sordilla - avilon001 // Flickr



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