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Il beluga che ha imparato a imitare il linguaggio umano

Dopo sette anni di contatto con gli umani, un beluga cresciuto da alcuni studiosi della marina USA ha imparato ad imitare alcune parole inglesi. La cosa venne notata solo quando un sommozzatore, immergendosi nei dintorni del beluga, udì delle voci che gli gridavano "out!". Pensando che fosse l'ordine di un superiore, il sommozzatore uscì dall'acqua, per poi scoprire che nessuno aveva proferito parola.

Pubblicato il 20/01/2020
Fonte: smithsonianmag.com (link alla fonte principale)
Noc (pronunciato no-see) è stato un beluga che ha affascinato gli scienziati per la sua capacità di comunicare, arrivando ad imitare alcune parole inglesi.
Fin dall'inizio degli anni '60 gli Stati Uniti "arruolarono" diversi mammiferi marini, come i delfini, per compiti come l'individuazione delle mine e il recupero dei siluri di prova.
Gli Usa fondarono il Navy Marine Mammal Program (NMMP). I mammiferi marini hanno un sonar naturale, e la loro capacità di individuare oggetti anche in condizioni di scarsissima visibilità è preziosa.
Nell'agosto del 1977, con il consenso del governo canadese, il veterinario texano dell'NMMP Sam Ridgway schierò un team sulle coste settentrionali del Manitoba. La marina intendeva procurarsi alcuni beluga per una missione Artica detta "Cold Ops". Di solito, i beluga viaggiano in gruppi guidati dal maschio dominante ma fortemente legato ai legami tra madri e piccoli. La struttura è quella di una società matriarcale in cui i neonati vengono cresciuti da molte femmine diverse.

I beluga sono affabili e curiosi per natura, e spesso si avvicinano spontaneamente a sommozzatori e barche. Ridgway e il suo team ne arruolarono circa sei, e tra loro c'era Noc, maschio di due anni. Noc era il più giovane dei beluga arruoli, e visse quasi tutta la vita in cattività, lavorando i suoi addestratori umani. Questi beluga tornavano sempre dai loro umani, considerandoli famiglia. Durante alcune sessioni di allenamento al largo di Vancouver Island, un blitz di un gruppo di animalisti riuscì a liberare Noc e un altro beluga, Muk Tuk, dalla loro area recintata. Entrambi gli animali, però, dopo aver fatto un giro in mare aperto, tornarono dagli addestratori spontaneamente.

"Non abbiamo modo di controllare del tutto queste creature" ha affermato Ridgway. "Ma fanno lo stesso il loro lavoro e tornano sempre da noi. Si considerano parte del team. O almeno, noi la vediamo così".
Ma Noc mostrò una caratteristica davvero interessante, che venne descritta in un paper pubblicato da Ridgway “Spontaneous Human Speech Mimicry by a Cetacean", sulla rivista Current Biology. Noc, infatti, iniziò ad imitare il linguaggio umano, emettendo dei suoni molto simili ad alcune parole.
Michelle Jeffries, una delle addestratrici di Noc, descrisse l'animale come tranquillo, desideroso di attenzioni umane. "Voleva che si stesse vicino a lui, che si interagisse con lui e che lo si massaggiasse. Era molto paziente, ma molto reattivo. Era come il bambino che non vede l'ora di provare. Penso che fosse questa parte quella che lo spinse a imitare il linguaggio. Gli piaceva guardare le persone, gli piaceva stare insieme alle persone. Voleva stabilire una connessione. Credo fosse questo. Gli piaceva interfacciarsi."
Fu nel maggio 1984 che Ridgway e i suoi colleghi del Cold Ops iniziarono ad udire strani rumori provenienti dalle recinzioni dei beluga. Erano suoni che ricordavano quelli di "due persone conversare".
"Noc abitava vicino al pontile, dovevo avevo l'ufficio. Sentivo questi suoni 'parlati' e all'inizio pensavo che provenissero da persone che parlavano dai pontili adiacenti".
Nello stesso mese, due sommozzatori della Marina stavano facendo riparazioni vicino alle recinzioni. Nelle sessioni di immersioni, i supervisori potevano comunicare con loro attraverso un dispositivo speciale. Un giorno uno dei sommozzatori, un veterano della marina chiamato Miles Bragget, riemerse all'improvviso e chiede al supervisore: "Chi mi ha detto di uscire?".
Bragget aveva udito una voce e pensava che il supervisore gli avesse urlato "Get out!"
"Quando i sommozzatori completavano il compito, i supervisori ordinavano di uscire." Spiegò Ridgway. "Spesso Noc era nelle vicinanze quando venivano usati questi sistemi di comunicazione. Quando Bragget era salito, il supervisore non aveva detto niente. Aveva sentito Noc. L' 'out' che pensava di aver sentito, abbiamo capito, veniva da Noc. Lo aveva ripetuto un po' di volte".
Successive analisi delle "parole" di Noc rivelarono quanto sofisticato fosse il suo linguaggio. Il ritmo e l'ampiezza delle emissioni vocali modellavano quelli del parlato umano.
"L'imitazione vocale e l'apprendimento è un processo cognitivo molto complesso" ha commentato Lori Marino, psicologo all'Università di Emory specializzato in intelligenza dei cetacei. "Affinché un animale imiti un'altra specie, occorre un certo livello di auto-consapevolezza, un livello di comprensione del corpo e della sua acustica."
I beluga sono individui. Hanno vite e relazioni sociali. Hanno famiglie e anche ricordi. Quindi bisogna riflettere davvero molto su come vengono trattati.

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