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I bambini del New England che sceglievano di vivere come nativi americani piuttosto che come puritani
Lo stile di vita dei puritani del New England era così duro e repressivo che, spesso, i bambini che venivano rapiti dai Nativi Americani si rifiutavano di tornare a casa
Fonte:
Wikipedia inglese, BBC america, Wikiquote inglese
(link alla fonte principale)
L’egemonia dei puritani nelle prime colonie Americane durò per almeno un secolo.
Per definizione, i puritani erano insoddisfatti dalla tolleranza inglese delle pratiche associate alla chiesa cattolica (o ad altre confessioni). Ossessionati dalla purezza della fede, i puritani del New England avevano uno stile di vita particolarmente duro e repressivo, ben più di quello dei protestanti e dei calvinisti, da cui si dissociavano.
Mentre moltissima importanza veniva data all'etica del lavoro e all'educazione dei bambini, molte forme di intrattenimento erano proibite, come il teatro e la danza, le canzoni, i giochi di carte. Non serve neanche specificare che il sesso al di fuori del matrimonio era considerato un atto osceno e dissoluto.
Le donne erano fondamentalmente sottomesse a un marito che deteneva tutta l’autorità sulla famiglia, e le bambine ricevevano un’educazione molto diversa da quella dei maschi.
Pilgrims` Grace, 1897 di Henry Mosler // Public Domain
Viene riportato da molte fonti il fatto che i bambini puritani che venivano rapiti delle tribù dei nativi americani erano contenti di esserlo. E non era infrequente che non volessero tornare a casa, se passavano abbastanza tempo a contatto con i nativi e se avevano modo di conoscere il loro stile di vita, molto più rilassato e, paradossalmente, maggiormente improntato all’uguaglianza tra i generi.
Un esempio è quello di Eunice Williams, catturata a 7 anni dai Mohawk (1707). Dopo aver imparato il linguaggio dei Mohawk e aver indossato i loro vestiti, si rifiutò di tornare dal padre quando egli la trovò, esprimendo la ferma decisione di “vivere e morire là”.
In Papers of Benjamin Franklin possiamo leggere una sua lettera a un mercante. Nel 1753, Franklin scriveva:
“Quando un bimbo indiano viene portato tra di noi e abituato ai nostri costumi, se va a trovare i suoi parenti […] non c’è poi modo di persuaderlo a tornare […] e quando una persona bianca, di entrambi i sessi, viene presa come prigioniera degli indiani da giovane, e vive per un po’ tra di loro, anche verrà riscattata dai suoi amici e trattata con tutta la tenerezza possibile per indurla a stare tra gli inglesi, comunque in poco tempo sarà disgustata dal nostro stile di vita, e dalle attenzioni e dalle pene necessarie per portarlo avanti, e coglierà la prima opportunità per scappare di nuovo.”
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