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Il “cigno nero”, per secoli metafora dell'inesistente
Il “cigno nero” è stato per secoli utilizzato dagli europei come metafora di qualcosa che non poteva esistere. L’usanza è cessata quando si è scoperto che, in Australia, esistevano effettivamente dei cigni neri

Parlando di cigno nero si intendeva qualcosa di non soltanto raro, ma a tutti gli effetti inesistente. La frase è penetrata in diversi linguaggio europei, come proverbio popolare, e il cigno nero è stato usato per 1500 anni come metafora di qualcosa di inesistente, che potesse essere trovato soltanto nel mondo delle idee e delle supposizioni.
Si può dunque immaginare lo stupire dell’esploratore olandese Willem de Vlamingh, quando fu il primo europeo, nel 1697, a testimoniare l’esistenza di un cigno nero in Nuova Olanda (Australia).
Nel 1726, due cigni neri vennero catturati vicino a Dirk Hartog Island e portati a Batavia (Jakarta) come prova della loro esistenza.
Nel 1790, il generale John White scrisse di aver trovato nove uccelli mentre nuotavano, che in tutto e per tutto corrispondevano all’idea di “rara avis” degli antichi.

Noel Reynolds // Flickr

julie burgher // Flickr

skepticalview// Flickr






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