Seguici sui social
Un progetto di
WORLD OPEN NEWS
WORLD OPEN NEWS
Tra gli articoli più letti
Articoli trending su World Open News
Argomenti
-
Mondo
Giappone - Russia - Germania - Danimarca - Svizzera - India - Cina - Australia - Francia - Norvegia - New York - Dubai
Storia
Aztechi - Età Vittoriana - Seconda Guerra Mondiale
Piante e animali
Fiori - Alberi - Gatti - Cani - Mucche - Corvi - Aquile - Ricci - Elefanti - Lupi - Pinguini - Panda - Meduse - Koala - Leoni - Delfini - Gufi - Polpi - Scoiattoli - Pipistrelli - Ragni
Personaggi
Ernest Hemingway - Gengis Khan - J. K. Rowling - Ryan Reynolds - Nikola Tesla
Cibo
Birra - Pizza - Caffè
Pirati - Regina Elisabetta - Harry Potter - Gay e omosessualità
Il bonsai di 400 anni che sopravvisse alla bomba atomica su Hiroshima
A Washington c’è un bonsai che ha quasi 400 anni, e che continua a crescere. Piantato nel 1625, era a soli 3 kilometri dal luogo dove cadde la bomba su Hiroshima del 1945. Nel ’76 venne donato agli Stati Uniti, dove è oggi ospitato dal National Arboretum.

La bomba spazzò via il 90% della città, uccidendo 80.000 giapponese all’istante, e contribuendo in seguito alla morte di altri 100.000.
Il maestro di bonsai Masaur Yamaki, che abitava a circa 3 km di distanza dal luogo dove la bomba cadde, riuscì a sopravvivere. E così fecero i suoi preziosi (e premiati) alberi di bonsai, grazie ai muri della serra che li accoglieva.
Tra questi, un pino bianco del Giappone, piantato oltre 390 anni fa. Il bonsai era curato dalla famiglia di Yamaki da tempo: in tutto furono cinque le generazioni che se ne occuparono.
Nel 1975 il bonsai venne regalato al U.S. National Arboretum di Washington D.C.
Il regalo fu un gesto di amicizia e di connessione, di “connessione tra due diverse culture”.
L’Arboretum non era nemmeno consapevole del fatto che il bonsai fosse sopravvissuto ad Hiroshima, finché, nel 2001, due nipoti del maestro Yamaki non andarono in cerca del bonsai.
Oggi, il pino ha un tronco spesso e degli aghi in buona salute, anche se la sua età si fa mostrare in una serie di rughe e di storture.
L’Arboretum si augura che le persone vedano questo albero come una celebrazione della sopravvivenza. “Un essere vivente sopravvissuto su questa Terra per così tanto crea una sorta di connessione. Sono in sua presenza, ed esso era in presenza di persone molto, molto tempo fa”. Dice Emerson-Dell, che si occupa dell’albero all’arboretum.

Ragesoss // Wikimedia
Non perderti neanche un articolo, seguici su Facebook!
Articolo precedente
La Volvo regalò al mondo il brevetto della cintura di sicurezza