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Ecco perché le prigioni "umane" sono quelle più efficaci

Dopo aver visitato una prigione in Norvegia, famosa per trattare i prigionieri umanamente, la direttrice di alcune prigioni del Nord Dakota ha deciso di riformare il suo sistema sulla base del modello norvegese. Tra le altre cose, i detenuti vengono portati in gite sul campo per le lezioni di storia e a fare volontariato per i senzatetto. Le prigioni hanno visto un netto declino nella violenza e nelle minacce allo staff.

Pubblicato il 09/09/2019
Ci sono classi con tanto di acquari, gare di poesia e lezioni di storia complete di gite sul campo. Ma anche volontariato alla mensa dei poveri e sessioni di addestramento per i cani di servizio.
Sembra che stiamo parlando di una fantasiosa scuola superiore, magari di quelle un po' di élite, ma in realtà si tratta di una descrizione delle prigioni del Nord Dakota.
Non è comune trovare prigioni che offrono attività così stimolanti, e potenzialmente rieducative. Il Nord Dakota ha adottato questo tipo di approccio dopo un viaggio in Norvegia effettuato da alcuni legislatori e ufficiali del Nord Dakota. Il viaggio aveva l'obiettivo di illustrare ai responsabili delle prigioni statunitensi i metodi adottati in alcune "illuminate" prigioni europee.
In Norvegia si tende a non utilizzare misure come ergastoli e isolamento: piuttosto, ci si concentra sulla dimensione umana, sul counseling psicologico e sul re-inserimento in società. Le strutture correttive vengono derise, perché somigliano più a country club che a prigioni. Ma i risultati ridicolizzano qualsiasi potenziale detrattore: le recidive in Norvegia sono il 20%, mentre negli USA sono superiori al 76%.
Struttura come la Halden Prison, considerata "la prigione più umana del mondo", contribuiscono al basso tasso di detenzione: in Norvegia ci sono 63 detenuti su 100.000 persone, contro i circa 100 dell'Italia e i 655 degli USA.

La prigione norvegese di Halden // TROND ISAKSEN/STATSBYGG // viausnews.com


Negli Stati Uniti il sistema è focalizzato sul "pugno duro", disciplina e punizione: ci sono politiche che specificano l'obbligo di un periodo minimo di detenzione per determinati crimini, a prescindere dalla situazione individuale, ma anche pratiche come l'isolamento. Il problema è che questo sistema non produce affatto risultati promettenti.

Leann Bertsch, direttrice del North Dakota Department of Corrections and Rehabilitation, era tra coloro che parteciparono al viaggio in Norvegia. Al suo ritorno, il suo dipartimento ha iniziato ad applicare, nelle carceri del Nord Dakota, alcuni sistemi ispirati a quelli Europei.
Ad esempio, si è implementata la sicurezza dinamica, una filosofia basata sull'idea che permettere alle persone di fare scelte e dar loro la possibilità di far meglio porterà a prigioni più sicura, perché una persona trattata con umanità è meno violenta di una trattata in modo disumano.

Leann Bertsch
Leann Bertsch // governing.com


Bertsch ha ridotto la segregazione tra le popolazioni carcerarie, riformando totalmente le politiche di isolamento. I prigionieri che stanno in isolamento per lunghi periodi, infatti, soffrono di danni psicologici che rendono più difficile una successiva re-integrazione con i compagni di carcere e, infine, con la società in generale.

Al Missouri River Correctional Center, la prigione di minima sicurezza del Nord Dakota, i risultati delle nuove politiche lasciano ben sperare. I detenuti vengono chiamati "residenti", e partecipano a programmi per, ad esempio, addestrare cani di servizio. Questo crea situazioni di grande positività, dove staff della prigione e residenti giocano tutti insieme con gli animali da compagnia.
Alcuni residenti, poi, sono stati disposti in unità abitative precedentemente usate dagli operai di uno stabilimento petrolifero della zona. Queste persone possono così oggi scontare la pena godendo di una camera personale.

Uno dei tornei di Softball // governing.com


La prigione di massima sicurezza del Nord Dakota, invece, ha organizzato tornei di softball a cui partecipano staff e detenuti-residenti. Gli isolamenti sono stati ridotti ed è stato aumentato il dialogo. Questo ha portato a un netto miglioramento nei rapporti tra staff e detenuti, e a una riduzione decisiva della violenza.
"Il mio lavoro è quello di riabilitare le persone" ha detto Bertsch. "Non puoi farlo se tratti in modo disumano".

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