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Ecco come Stalin controllava l'opinione pubblica facendo ritoccare le sue foto
Stalin assumeva dei professionisti per modificare le fotografie che lo ritraevano. Le persone che diventavano suoi nemici venivano rimosse da ogni fotografia con lui. A volte, Stalin si faceva anche inserire in foto prese in momenti chiave della storia, e chiedeva persino di farlo sembrare più alto di quanto non fosse.
Fonte:
History.com, Wikipedia inglese
(link alla fonte principale)
La salita al potere di Stalin e le Grandi Purghe
Iosif Stalin salì al potere in Unione Sovietica a partire dalla metà degli anni ’20 del ‘900. Dopo il 1929, egli dichiarò guerra a tutti i Sovietici che considerava macchiati dalle loro connessioni con i movimenti politici che venivano prima di lui.
A partire dal 1934 iniziarono le “Grandi Purghe”, una vastissima repressione violenta che spazzò via tutti coloro che erano considerati “nemici politici”. Negli anni delle grandi Purghe morirono 750.000 persone. Un altro milione venne esiliato in zone remote e costretto ai lavori forzati nei gulag.
Molti nemici di Stalin sparivano semplicemente dalle loro case. Altri venivano giustiziati in pubblico.
Ma Stalin agiva anche in modi più sottili. Conosceva, ad esempio, il valore delle fotografie, sia per gli archivi storici sia nel contesto massmediatico che aveva una forte influenza sull’opinione pubblica. Così, faceva sparire i nemici anche dalle foto.
I fotoritocchi di Stalin
Se si guardava una foto degli ufficiali del Partito Comunista dell’URSS del 1934, si poteva vedere Avel Enukidze accanto al premier Molotov e agli altri. Ma dopo le Grandi Purghe, durante le quali Enukidze era stato giustiziato in quanto “nemico dello stato”, egli scomparve dalla foto. La sua cancellazione voleva cambiare la percezione del pubblico, e l’impegno di Stalin nella censura e nei ritocchi delle foto era così forte che, all’apice del potere internazionale dell’Unione Sovietica, poteva effettivamente riscrivere e modellare la storia a suo piacimento.
Unione della lotta per l'emancipazione della classe operaia. Foto con e senza Mal'čenko. // Wikimedia // PD
Stalin coinvolgeva ampi gruppi di esperti per portare a termine il compito. Venivano contattati dai suoi “scagnozzi”, e alcuni storici ritengono che i lavori non avvenissero in una locazione precisa, e neanche attraverso canali ufficiali, ma tutto “sotto banco”.
E bastava una telefonata discreta a una redazione, da parte di una “autorità”, per eliminare ogni riferimento (visuale o letterale) a una persona, non importa quanto famosa fino a quel momento.
Una delle grandi vittime dei ritocchi fu Nikola Yezhov, un ufficiale della polizia segreta che fu per un po’ la mano destra di Stalin. Interrogava e accusava falsamente le vittime delle purghe prima di ordinare l’esecuzione. Ma nel 1939 egli perse il favore di Stalin, e venne denunciato, arrestato segretamente, processato (sempre in segreto) e giustiziato. E i censori del dittatore rimossero Yezhov da tutte le foto, tra cui una in cui sorrideva vicino al suo ex-capo, vicino a un fiume. Ai ritoccatori bastò inserire altra acqua per coprire lo spazio prima occupato dalla vittima.
A volte, i censori dovevano ritoccare più volte la stessa foto, man mano che la lista dei nemici cresceva. In una foto, all’inizio Stalin era mostrato insieme a tre deputati. Alla fine, nella foto rimase solo lui.
Nel caso di Leon Trotsky, uno dei fondatori del Comunismo, il lavoro comprese una modifica di molti registri storici.
Tate Archive by David King, 2016/Tate, London/Art Resource, NY
A volte, Stalin ne approfittava per inserire se stesso in foto in cui originariamente non appariva, magari in momenti chiave della storia. Ma ordinava anche ai tecnici di farlo sembrare più alto, o più attraente. Questo lo fanno in molti anche ai giorni nostri.
L’inquietante somiglianza con la realtà orwelliana
Nel 1949 George Orwell pubblicò il romanzo “1984”. Esso viene indicato come un romanzo distopico, che ritrae una realtà da incubo, ma che ci appare lontana e improbabile.
Nel mondo di 1984 la Terra è suddivisa in tre grandi potenze sempre in guerra tra loro, ma preoccupatissime anche di mantenere il controllo totale sulla propria società. Nella potenza dell’Oceania, il “Grande Fratello” è il capo dell’unico partito. Non a caso, la sua descrizione fisica ricorda in alcuni tratti quella di Stalin.
Il suo totalitarismo è simile a quello di Stalin in molti aspetti. Particolarmente interessanti sono gli slogan “la menzogna diventa verità e passa alla storia”, “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”. La dittatura del Grande Fratello modifica in continuazione contenuti di libri, giornali, film e documenti, man mano che cambiano alleanze e fedeltà sia dentro che fuori il Partito Unico. I documenti “non aggiornati” vengono gettati nei cosiddetti “buchi della memoria”, per essere distrutti.
In mondo come quello descritto da Orwell la realtà viene continuamente mutata, modellata e rimossa, a seconda dei desideri del padrone. E non c’è modo di opporsi. I media imprimono la loro impronta sul pensiero e sulle rappresentazioni della collettività, e questo avviene tanto in una società democratica quanto in una totalitaria. Nell’opera di Orwell il “Ministero” ha dei modi anche per controllare i pensieri e le azioni dei cittadini. Nella realtà stalinista, forse, non era neanche necessario. L’opera di ritocco di foto, documenti e giornali era sufficiente per avere le menti del pubblico alla propria mercé.
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