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Tutte le particolarità dell’ornitorinco
Lo zoologo che per primo scoprì l’ornitorinco pensò che fosse un falso. Anche se gli aborigeni conoscevano già la creatura, gli scienziati europei all’inizio ritennero che un mammifero con becco d’anatra, pelliccia da lontra e coda da castoro non potesse essere altro che un’elaborata truffa
Fonte:
platypus.asn.au, LiveScience, independent.co.uk, animals.howstuffworks.com
(link alla fonte principale)
Diverse testimonianze scritte suggeriscono che gli indigeni d’Australia erano già a conoscenza del fatto che l’ornitorinco, o platipo, deponesse le uova nonostante non fosse né uccello né rettile, e anche del fatto che era velenoso.
Quando una colonia britannica venne fondata in Australia nel 1788, l’aspetto curioso dell’ornitorinco affascinò i nuovi arrivati. Lo soprannominarono “talpa d’acqua” e “beccodanatra”.
Ma quando un esemplare imbalsamato arrivò nello studio di George Shaw, botanico e zoologo, la sua reazione fu di incredulità. Era il 1799. L’esemplare sembrava ben fatto, ma il dottore era sicuro che si trattasse di un falso, una truffa molto ben confezionata. Non riusciva a spiegare in altro modo un animale con becco d’anatra, zampe palmate, coda da castoro e pelliccia da lontra.
Lo studioso era così scettico che aprì la pelle del campione, aspettandosi di trovare dei punti di sutura che fissavano il becco al muso. Bisogna specificare che il sospetto del dr. Shaw non era del tutto fuori luogo: capitava spesso, in quei tempi, che truffatori “assemblassero” con la tassidermia creature “esotiche” spacciandoli per animali rari.
La cosa più sorprendente, quindi, fu che quell’animale non fosse affatto un falso. Esisteva davvero una specie più unica che rara. Lo zoologo la chiamò Platypus anatinus, dalle parole greche e latine rispettivamente: “piedi-piatti” e “anatri-forme”. L’anno seguente, uno scienziato tedesco chiamato Blumenbach propose un altro nome: Ornithorhynchus paradoxus. La prima parola significava “grugno da uccello”, e la seconda, beh, “paradosso”.
Tutte le particolarità dell’ornitorinco
L’ornitorinco è un animale particolarissimo per una lunga serie di ragioni, e sembra davvero troppo per essere vero.
Innanzitutto, quello per cui sono più famosi è che depongono uova pur essendo dei mammiferi. Quindi, anche se i piccoli non vengono partoriti “già nati”, la mamma li alletterà, come fanno invece tutti i normali mammiferi. L’ornitorinco è l’unico ad avere questa caratteristica, insieme agli appartenenti alla famiglia degli echidne, conosciuti come “formichieri spinosi”. Entrambi sono dell’ordine dei monotremi.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
L’ornitorinco ha anche dei piedi velenosi, grazie a dei pungiglioni sui piedi posteriori che sono in grado di rilasciare una potente sostanza tossica. E se questo non bastasse, anche il becco è equipaggiato: hanno un organo elettro-sensibile che li aiuta ad orientarsi nelle acque scure e torbide. Questa struttura permette a questi animali di individuare gli oggetti sott’acqua usando impulsi elettrici. Delle pieghe di pelle coprono gli occhi e le orecchie quando sono sott’acqua, per evitare “infiltrazioni”.
I piedi palmati e la coda aiutano l’ornitorinco a muoversi con estrema agilità in acqua, senza però interferire con i suoi movimenti sulla terra.
Lo studio del genoma dell’ornitorinco
Gli scienziati erano estremamente impazienti di esplorare il DNA dell’ornitorinco, dal momento che è una delle pochissime specie di mammiferi ancora in vita che appartiene all’ordine dei monotremi. Questi, si stima, si sono separate 166 milioni di anni fa dal percorso evolutivo degli altri mammiferi.
Nel 2008 è terminata una ricerca enorme, che ha coinvolto più di 100 scienziati da 8 paesi. E i risultati non hanno deluso: i geni dell’animale si sono rivelati essere un mix tra quelli che oggi sono i geni di mammiferi, di rettili e di uccelli.
Pur avendo quasi lo stesso numero di geni funzionali dei suoi cugini mammiferi, alcuni hanno una somiglianza stretta con quelli dei rettili, in particolare quelli coinvolti nella produzione del veleno che gli ornitorinchi maschi usano per difendere il territorio. Negli artigli dell’ornitorinco ci sarebbe un veleno la cui origine ha le stesse radici di quella del veleno dei serpenti.
L’82% dei geni è condiviso con altri mammiferi, inclusi quelli responsabili nell’allattamento, anche se la femmina del platipo non ha capezzoli, e allatta direttamente attraverso la pelle.
“Lo studio del genoma dell’ornitorinco ha rivelato informazioni preziose sull’evoluzione dei genomi degli altri mammiferi”, affermò il professor Richard Wilson della Washington University di St Louis, Missouri. “Comparandoli, siamo in grado di studiare i geni che sono stati conservati nel corso dell’evoluzione”. Questo perché, appunto, i monotremi sono estremamente “antichi”.
Anche i cromosomi sessuali dell’ornitorinco sono bizzarri. Se noi mammiferi abbiamo due cromosomi (due X o uno X e uno Y, e da questo dipende il nostro sesso biologico), lui ne ha dieci. Le femmine hanno dieci cromosomi X, i maschi cinque X e cinque Y. Questa caratteristica è molto simile a quella degli uccelli, e ciò suggerisce che l’antenato comune di tutti i mammiferi, incluso l’uomo, forse aveva anch’esso tanti cromosomi sessuali quanti ne hanno oggi gli uccelli.
Il suo latte potrebbe aiutarci contro la resistenza agli antibiotici
Uno dei problemi che preoccupa di più medici e biologici, da qualche anno a questa parte, è che stiamo iniziando a sviluppare una “resistenza agli antibiotici”. O meglio, i nostri batteri, per adattarsi alle armi che scagliamo contro di loro, la stanno sviluppando.
Ma è saltato fuori che il latte di ornitorinco potrebbe diventare un alleato fondamentale in questa battaglia, visto che contiene una proteina in grado di combattere i batteri resistenti ai farmaci.
La sua forma, studiata dal Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), ha una forma bizzarra almeno tanto quanto l’animale che la secerne. Soprannominata “Shirley Temple”, ha una struttura a ricciolo.
“Gli ornitorinchi sono animali così strani che non stupisce che abbiano una strana biochimica” ha affermato Janet Newman, del CSIRO.
I cuccioli di questo animale sono esposti a molti agenti patogeni durante l’infanzia, e visto che il latte viene prodotto direttamente dalla pelle della madre, vengono subito a contatto con molti microbi.
Resta soltanto da dire che conviene studiare sempre più a fondo gli ornitorinchi, perché sembra che abbiamo davvero tantissime cose da insegnarci.
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