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Nel XVIII secolo avevano paura della "mania" della lettura
Man mano che i romanzi andavano sempre più di moda, alla fine del 1700, tra la società e i media crebbe la preoccupazione che i giovani passassero troppo tempo a leggere. Arrivarono addirittura a chiamare il fenomeno "la mania della lettura", "la febbre della lettura" o la "lussuria da lettura"
Pubblicato il 23/02/2020
Fonte:
The History of the Book in the West: 1700–1800
(link alla fonte principale)
Ma in passato era proprio la lettura ad essere messa nel mirino degli adulti.
Nella Germania della seconda metà del XVIII secolo la crescita esponenziale del mercato dei libri e delle riviste alimentò nuovi gruppi di lettori, anche tra le classi meno abbienti.
Gli intellettuali la chiamarono "epidemia", parlando di Lesesucht (dipendenza da lettura) o Lesewut (mania da lettura). La lettura e l'eccesso di "testualità" erano considerati un pericolo nei confronti dei giovani, de paesani e delle donne, ma anche dei borghesi.
La diffusione capillare della lettura poteva rappresentare una minaccia per l'ordine sociale e morale, secondo alcuni. Ma non solo: ciò che veniva condannato era il fatto che il lettore era visto come un "cercatore di sensazioni", in senso patologico.
Matt Erlin scrive che le ansie relative alla lettura si possono capire meglio nel contesto di una società dove l'elemento commerciale era sempre più preminente. È per questo che la lettura venne inquadrata anche come un "consumo". La preoccupazione relativa alla commercializzazione di libri scadenti gettava un'ombra sul pensiero della lettura eccessiva.
Si temeva che la tranquillità e l'auto-indulgenza della lettura potesse portare i giovani alla riluttanza nei confronti del lavoro, così come qualcuno riteneva che il consumo eccessivo del caffè da parte dei paesani potesse produrre uno "snervamento" (D. Johann Georg Kruniz in Oekonomische Encyklopadie).
Il "lusso letterario" crescente, secondo l'educatore Joachim Heinrich Campe, avrebbe portato le donne a ignorare i doveri di casa, e a una crescente insoddisfazione.
La "super-stimolazione" della sensualità, della fantasia provocata dalla lettura (soprattutto di alcuni generi) rinforzava il paragone tra lettura e lusso vizioso.
In Inghilterra l'età vittoriana vide una graduale "democratizzazione" della lettura, così come della cultura in generale. C'era chi leggeva ad alta voce, nei pub, sui treni, nelle biblioteche (si poteva pagare una tariffa annuale per accedere a tutti i libri, ai giornali e alle riviste).
Anche lì, tuttavia, all'inizio del secolo la distribuzione di massa dei libri venne vista con preoccupazione, anche perché si pensava che potesse fare da premessa a una rivoluzione popolare. Anche in Inghilterra la lettura era additata come una "mania", o addirittura come una "malattia" che "consumava" le persone.
Non c'è alcun dubbio, ovviamente, che l'ampliamento della sfera dei lettori provocò radicali cambiamenti nella società. Il cambiamento, è ovvio, provoca sempre ansia e paura, soprattutto da parte dei detentori del potere e della ricchezza.
Riferimenti
Furedi, F, 2015, Power of Reading: From Socrates to Twitter, Bloomsbury Publishing, https://books.google.it/books?id=-tWHCgAAQBAJ
Erlin, M , 2014, Necessary Luxuries: Books, Literature, and the Culture of Consumption in Germany, 1770–1815, Cornell University Press, https://books.google.it/books?id=a-exAwAAQBAJ
Shevlin, E.F., 2017, The History of the Book in the West: 1700–1800, Taylor & Francis, https://books.google.it/books?id=akNBDgAAQBAJ
The Broadview Anthology of British Literature: The Victorian Era - Second Edition, Broadview Press, https://books.google.it/books?id=65igxUfqkQUC
McCann, A., 2014, Popular Literature, Authorship and the Occult in Late Victorian Britain, Cambridge University Press, https://books.google.it/books?id=Ji8DBAAAQBAJ
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