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Chiune Sugihara, il diplomatico che salvò la vita di 6000 ebrei rischiando la carriera e la vita
Chiune Sugihara era un diplomatico giapponese in Lituania che ha salvato 6000 ebrei. Quando i nazisti hanno iniziato a perseguitarli, Sugihara ha rischiato la carriera (e la vita) rilasciando visti illegali per permettergli di fuggire. Li scriveva a mano per 18 ore al giorno, e quando il suo consolato venne chiuso e fu costretto ad evacuare, continuò a firmarli, lanciandoli dal treno mentre lasciava la stazione. Solo molti anni dopo si scoprì il suo gesto.

Diplomatico giapponese, era Viceconsole in Lituania durante la Seconda Guerra Mondiale. L’Impero Giapponese, pur essendo alleato dei tedeschi, era totalmente contrario allo sterminio del popolo ebraico. Il Giappone era pronto ad ospitare gli ebrei, a patto che fossero abbastanza benestanti.
Nel luglio del 1940, quando le vite degli ebrei in Lituania e Polonia erano ormai totalmente minacciate dai nazisti, essi si rivolsero al consolato giapponese per poter ottenere il visto di transito per arrivare in Giappone. Ma nessuno di loro era abbastanza ricco: il ministro di Tokyo ordinò a Sugihara di non concedere i visti. Ma lui, forse l’unico dotato di un briciolo di umanità, disobbedì e iniziò a firmare visti più velocemente possibile, scrivendoli tutti a mano, per 18 ore al giorno. Da fine luglio a fine agosto ne produsse oltre duemila, salvando la vita a quasi seimila persone.
Quando il governo gli chiese di chiudere il consolato e di tornare in Giappone, Sugihara non smise di firmare visti neanche sul treno, lanciandoli dal finestrino mentre partiva.
Il suo atto di eroismo è rimasto nell’ombra finché uno degli ebrei da lui salvati non lo contattò, nel 1968. Nel 1970, Israele accolse la famiglia di Sugihara e donò una borsa di studio al figlio Nobuki. Nel 1986, al diplomatico venne assegnato il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni.
A chi gli chiedeva perché avesse rischiato la vita e la carriera per salvare quelle persone, egli dava la migliore risposta possibile.
“Erano esseri umani, e avevano bisogno di aiuto”.

Wikipedia // Pubblico Dominio

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