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Il Battaglione Sacro di Tebe, la speciale unità militare composta unicamente di coppie di soldati omosessuali
Il Battaglione Sacro di Tebe era una speciale unità militare composta unicamente di coppie di soldati omosessuali. L’idea era che i soldati avrebbero combattuto duramente per proteggere i compagni, e avrebbero evitato di fuggire per non sfigurare davanti agli amati. Il battaglione rimase imbattuto per oltre trent’anni.

Il battaglione sacro
Conosciuto come “il battaglione sacro”, questa unità era formata esclusivamente da coppie di soldati uniti da profondi legami affettivi e sessuali, consacrati al dio Eros. Le coppie erano 150, per un totale di 300 soldati.
Come riferisce Plutarco, la scelta di istituire un un’unità come il battaglione sacro deriva dall’osservazione che i soldati tendessero a proteggersi a vicenda e a non abbandonare mai il compagno. Inoltre, nel Battaglione Sacro c’era una maggiore motivazione a dimostrarsi valorosi e onorevoli.
Questo soldati furono effettivamente molto efficienti, vincendo la battaglia di Tegira contro Sparta e la battaglia di Leuttra del 371 d.C.
Per trent’anni, il battaglione sacro rimase imbattuto, finché non venne sconfitto da Filippo II di Macedonia nel 338 a.C.
L’omosessualità nell’antica Grecia
La questione dell’omosessualità nell’antica Grecia è abbastanza complessa e può sembrare auto-contraddittoria. Innanzitutto, quello che viene chiamato “antica Grecia” è in realtà una costellazione di differenti comunità, in differenti secoli e con diverse opinioni, diversi costumi e atteggiamenti.
Ma anche nell’ambito ristretto di una particolare comunità in un dato periodo storico c’erano contraddizioni (come, d’altronde, ci sono oggi). Per fare un esempio, in zone come Atene e Sparta, intorno al IV secolo a.C., la pratica girava essenzialmente intorno al rapporto tra erastes ed eromenos: rispettivamente, un uomo più anziano e uno più giovane, coinvolti in una forma di rapporto mentore-pupillo. Nei confronti del rapporto “ammiratore” e “ammirato”, propone lo studioso Kenneth Dover, c’era una “doppia morale” simile a quella nei confronti dell’uomo corteggiatore e della donna corteggiata. Se i primi erano incoraggiati a cercare il rapporto sessuale, le seconde erano tenute a “conservarsi” per non passare come donne facili.
Si può individuare la distinzione tra attività e passività come una delle chiavi di lettura della vicenda (sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista fisico nell’atto sessuale). Non solo la passività è stata associata alla femminilità, ma è spesso stata mal vista se associata ad un uomo.
Di solito, però, quando i giovani crescevano, il rapporto tra mentore e pupillo decadeva e poteva rimanere una semplice amicizia. Chi continuava ad avere rapporti dopo che il giovane era diventato adulto veniva guardato con sospetto.

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