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Il cavallo che inciampò e salvò la popolazione di Alessandria dal massacro di Diocleziano
Assediando Alessandria, Diocleziano ordinò ai suoi soldati di massacrare i nemici finché il sangue non avesse raggiunto le ginocchia del suo cavallo. Come se avesse sentito, il cavallo incampò e cadde, macchiandosi le ginocchia di sangue. Diocleziano pensò che fosse un segno e fermò le truppe. Quando se ne fu andato, i cittadini eressero una statua in bronzo in onore del cavallo per ringraziarlo
Pubblicato il 20/01/2019

Uno di ribelli, Lucio Domizio Domiziano, si dichiarò Augusto nell’estate del 297, usurpando il potere dell’imperatore Diocleziano.
Gran parte dell’Egitto lo riconobbe come legittimo sovrano, inclusa la città di Alessandria.
Diocleziano si recò in Egitto per sopprimere la rivolta e l’usurpatore. Dopo aver sconfitto i ribelli nella Tebaide, nell’autunno del 297, si mosse verso Alessandria, che continuò a difendersi anche dopo la morte di Domiziano a Dicembre.
Assediando Alessandria, Diocleziano scavò una trincea intorno alla città, chiudendo l’acquedotto e mettendo la città a ferro e fuoco.
Cavalcava con il suo cavallo in mezzo ai corpi caduti dei ribelli.
Ordinò ad uno dei suoi ufficiali di non fermare il massacro finché il sangue del macello non avesse raggiunto il ginocchio del suo cavallo.
E successe che poco dopo il cavallo inciampò sul cadavere di un uomo, cadendovi sopra e macchiandosi il ginocchio di sangue.
Questo fu un pretesto per concedere ad Alessandria un po’ di pietà, e i soldati fermarono il massacro.
Gli abitanti della città, dopo che l’imperatore l’ebbe lasciata, eressero una statua di bronzo al cavallo di Diocleziano per ringraziarlo.

Moneta emessa da Diocleziano

Jan Luyken, Persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano // Wikimedia // PD
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